Come tutti gli organismi viventi, anche le piante necessitano di acqua per lo svolgimento delle proprie funzioni vitali.
Come tutti gli organismi viventi, anche le piante necessitano di acqua per lo svolgimento delle proprie funzioni vitali.
In che modo “beve” una pianta?
La fonte principale da cui i vegetali traggono acqua è l’umidità presente nel suolo, che viene assorbita attraverso le radici più sottili dell’apparato ipogeo, dette appunto radici assorbenti, sulle quali sono presenti apposite strutture (i peli radicali) finalizzate ad ottimizzare questa funzione. L’acqua nel terreno si muove in senso verticale per effetto della forza di gravità, spostandosi nelle varie direzioni attraverso la capillarità. Si evince quindi come le piante con un apparato radicale più sviluppato possiedano una maggiore resistenza alla siccità, grazie alla possibilità di raggiungere le riserve idriche situate nel suolo a profondità maggiori.
Le particelle di acqua presenti nel terreno entrano nelle radici per osmosi, e si muovono nei vasi di trasporto della pianta fino a raggiungere la superficie fogliare, dalla quale verranno in gran parte restituite all’atmosfera per traspirazione.
Il flusso continuo che si crea con questo meccanismo dovuto alla differenza di potenziale idrico, obbliga le piante ad assorbire continuamente acqua dal terreno per sostituire quella persa. Quando la quantità di acqua assorbita dalle piante non è sufficiente a rimpiazzare quella traspirata, si va incontro ad una situazione di deficit idico; in questi casi una pianta provvede a ridurre la perdita di acqua attraverso la chiusura degli stomi, bloccando di conseguenza la traspirazione. Questa fase però può essere solamente provvisoria: in caso di siccità prolungata, la pianta va incontro ad un appassimento (reversibile), che può sfociare in un avvizzimento (permanente) nel caso in cui la mancanza d’acqua si protragga troppo a lungo.